
Da settimane vaghi per casa come un mostro mitologico alla continua ricerca di una surrogata normalità, come una specie di fauno dell’era digitale geneticamente modificato per metà tirato a lucido con il mouse nella mano destra, per metà in ciabatte con una tisana drenante nella sinistra. O preferisci un tè?
Sei un eroe, ti meriti un break.
Ma proprio quando provi a staccare la spina e disincrostarti dalla scrivania, accade qualcosa.
Ad annunciarlo è una melodia che proviene dal cellulare. Non è la suoneria che segnala la classica chiamata in arrivo, ma allo stesso tempo ha qualcosa di familiare.
In un istante tutto si fa chiaro e capisci che si tratta proprio di ciò che temevi: una videochiamata, inaspettata e fuori programma.
Ora, c’è un motivo se anche nell’isolamento domestico, vedere clienti e colleghi – mi riferisco a professioni compatibili con lavoro smart – non ci pesa, anzi, ci fa sentire parte di una realtà ancora in continuo movimento. Qualsiasi tipo di videochiamata in ambito lavorativo viene programmata (è un tacito accordo tra gentiluomini digitali). Mentre le videochiamate fatte nei momenti meno opportuni, fanno decisamente ruotare le pupille all’indietro.
Maledetto chi ha inventato la videochiamata. L’hai pensato parecchie volte nelle ultime settimane, ammettilo.
Beh, anche io.
Da qui è nata l’idea di scriverci su: dovevo dare un nome al bersaglio dei miei anatemi quantistici. Così ho googlato “chi ha inventato la videochiama” e ho scoperto una storia davvero curiosa. Te la racconto.
Immagino tu ricorda grossomodo i retroscena dell’invenzione del telefono. La diatriba tra Meucci e Bell, che ne rivendicavano il primato, ci ha tenuti col fiato sospeso fino al 2002, anno in cui il Congresso degli Stati Uniti d’America ha riconosciuto all’inventore italiano la paternità del brevetto. Peccato che il poveretto morì nel 1889, purtroppo solo dopo aver assistito all’immensa fortuna che quel vecchio volpone di Bell fece mettendo in piedi la prima industria delle telecomunicazioni – destinata a diventare una delle più importanti d’America, la AT&T (American Telephone and Telegraph). Era il 1876. Il resto, è leggenda.
Ma torniamo a noi. Mentre il povero e sfortunato Meucci si corrodeva il fegato per la rabbia, Bell anticipava il futuro. Sosteneva infatti: “verrà il giorno in cui l’uomo al telefono vedrà la persona con cui sta parlando”.
Esatto caro mio, Bell immaginava già la videochiamata.
Stimolato e aiutato dalla fantascienza cinematografica che ci metteva il suo, fatto sta che fu proprio Bell con la sua compagnia a trasformare la fantasia in realtà. Il 21 Aprile del 1964, sul Pasadena Star-News si leggeva “Bell Unveils Video Phone”. Il primo Bell Picturephone fece il suo debutto alla Fiera Mondiale di New York, durante la quale i potenziali clienti testarono un collegamento in videochiamata con Disneyland.
Dopo l’esperienza, metà degli intervistati dichiararono che era importante vedere la persona con cui si sta parlando; ma l’altra metà lo riteneva piuttosto irrilevante.
Senti questa, adesso arriva il bello. Il lancio spaziale di un prodotto che doveva rivoluzionare la comunicazione, fece invece la fine di un aereo di carta che si schianta inesorabilmente sul pavimento. L’inventore scozzese era convinto che un giorno avere un videotelefono in casa, sarebbe stato considerato scontato come lo sportello del Bancomat. Ma nel 1978 la Bell ritirò dal mercato il Picturephone.
Sappiamo che la videochiamata è tornata in auge con l’avvento del cellulare, ma quale fu allora il vero motivo di un tale errore di valutazione? Era forse il sogno di un visionario, infranto dai costi troppo elevati, determinati dalle norme antimonopolistiche? Quel che è certo è che fu un completo fallimento.
Mi chiedi perché? Ma la risposta la conosci già.
Quanto fastidio provi quando arriva una videochiamata inaspettata? Magari proprio quando ti trovi da tutt’altra parte rispetto a dove hai dichiarato di essere (attualmente cosa assai improbabile, visti i tempi che corrono). Magari proprio quando il tuo volto è sfatto e cadente come quello di un pesce blob, con il colorito da sopravvissuto di un’anatra muta e l’acconciatura che ti da l’aspetto di un Pigliamosche reale dell’Amazzonia. Adesso che ne hai cercato le immagini, dimmi che non ho ragione!
Il fatto di avere un telefono in grado di videochiamare, non implica necessariamente una costante predisposizione al suo utilizzo. Immagina quindi con quale entusiasmo venne accolta l’ipotesi di una comunicazione da telefono fisso, che lasciava intravedere un interlocutore sciatto e una camera in disordine, senza la possibilità di filtrare familiari ed estranei.
Si, la videochiamata al di fuori del lavoro poteva creare situazioni imbarazzanti, disagio, tensione.
Ma oggi ci permette di stare sul divano con chi amiamo anche se lontano, raccontargli la giornata e condividerne il finale, osservare ogni espressione, circoscriverne l’assenza alla dimensione spazio-temporale.
Tutto sommato, devo ammettere che chi ha inventato la videochiamata ha avuto proprio un’idea geniale.